MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01CB9B30.D9A229D0" Questo documento č una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Windows® Internet Explorer®. ------=_NextPart_01CB9B30.D9A229D0 Content-Location: file:///C:/2A48114F/saramago.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
José Sar=
amago,
L’ultimo quaderno, tr. it. Feltrinelli, 2010
Il quaderno
in cui Saramago, in versione blogger maldestro (per sua ammissione), ci mostra tutta la sua
indignazione, che non deve aver limite, in cui Saramag=
o,
potente improvvisatore, ci ha lasciato le sue ultime pillole atte a cataliz=
zare
il nostro interesse per quella letteratura portoghese ancora così tr=
oppo
poco diffusa in Italia, quel quaderno leggetelo tutto, perché vale la
pena.
Nella nostra rubrica, naturalmente,
parleremo solo di quegli interventi che ci riguardano come persone di scuol=
a.
Come se (devo correggermi), d’altra parte, non riguardassero la gente=
di
scuola la diffusione di una cultura letteraria straniera, come si diceva,
ancora estranea al grande pubblico o la sempre meno marcata o sempre pi&ugr=
ave;
assente capacità di togliere il freno alla nostra indignazione, civi=
le
ed intellettuale, verso tutto quel che è contrario alla espansione
libera e franca dell’intelletto.
…
quando scrivo cerco, in ogni parola, di esprimere la totalità
dell’uomo che sono (…). Lo scrittore, se appartiene al suo temp=
o,
se non è rimasto ancorato al passato, deve conoscere i problemi del
tempo in cui gli è capitato di vivere.
Sconcertante semplicità di una
affermazione che non tocca solo la responsabilità dell’impegno
morale quanto l’impegno di assumersi la responsabilità di dete=
rminare
i modi di quell’impegno. L’indignazione pare guidare il modo sc=
elto
da Saramago, perché parte da lui come
cittadino e risveglia la responsabilità dello scrittore di essere voce di quel che pensa il cittadin=
o.
Dunque non una posizione privilegiata nel concepire le istanze morali, ma il
dovere di non separarsi mai
dall’esigenza di un punto di vista critico. Viene anzi la tentazi=
one,
per chi scrive questa rubrica, di spostare quella definizione di
responsabilità dello scrittore (si legga anche: non separo la condizione di scrittore da quella del cittadino, ma n=
on
confondo la condizione di scrittore con quella del militante politico) =
alla
responsabilità di quell’altro membro dell’ultima sparuta
schiera degli intellettuali che può essere l’insegnante. Non
è la ricerca di qualcosa di inafferrabile ma al tempo stesso
irrinunciabile anche per l’insegnante, quello sforzo di essere cittadino che educa cittadini senza però soggiogare con la propria morale (c=
he
comunque schiaccerebbe lo sviluppo della libertà di scegliere) o peg=
gio
con la propria opinione militante la crescita dell’intelletto ?
Torniamo però a quanto pi&ugr=
ave;
evidentemente e senza rischi di spostamento tra figure intellettuali diverse
concerne persone di scuola.
Senza però rinunciare ad
un’ultima premessa che sparge incertezza quintessenziale su tutto il
mondo della conoscenza e dunque sul mondo della sua trasmissione.
Al
principio dei principi il mondo era preso per quel che appariva. La
parola, creatrice suprema di incert=
ezze,
non interveniva a sostituirsi alla conoscenza diretta assicurata dai sensi.
Poi, l’intuizione delle appar=
enze,
della materia porosa e non comp=
atta,
della materia da interpretare, dà luogo al manifestarsi dello spirito filosofico e di quello scientifico. L’inganno delle
apparenze è connaturato all’incertezza della parola, che
però, necessariamente, deve sostituirsi ai cinque sensi per organizz=
are
la conoscenza (e la sua trasmissione di generazione in generazione) di una
materia creata come porosa e non compatta, dunque, necessariamente, incerta=
.
L’insegnamento, un’incombenza piena di incertezza.
Ed eccoci alla formazione. Tra gli
articoli del libro-blog uno doppio è dedicato a questa parola e si r=
iferisce,
per esser precisi, all’università.
Il
problema sta nel fatto che mi sono limitato a parlare della formazione
necessaria allo svolgimento di una professione, tralasciando un’altra
formazione, quella dell’individuo, della persona, del cittadino, ques=
ta
trinità terrestre, tre in un corpo solo. E’ ora di affrontare =
il
delicato argomento.
(…)
La famiglia, salvo eccezioni, tende ad assopire la coscienza, mentre l̵=
7;università,
in quanto luogo di pluralismi e di incontri, riunisce tutte le condizioni p=
er
promuovere un apprendistato pratico ed effettivo dei più ampi valori
democratici, a cominciare da quello che mi pare fondamentale: la messa in
discussione della stessa democrazia.
Il pericolo è che la formazio=
ne
culturale venga adoperata come un tirocinio per avallare e rendere efficaci=
le
menzogne anziché per scoprire e difendere la verità.
All’inizio della raccolta, del
resto, una serie di indicazioni consone ad una sorta di morale provvisoria,=
ad
uso di un terzo millennio che non appare a misura d’uomo, va a terminare con una nota sul sap=
ere:
ridurre
la differenza, che aumenta giorno dopo giorno, tra coloro che sanno molto e
coloro che sanno poco.
Tutto, ancora, con una semplicit&agr=
ave;
sconcertante.