MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01CA888E.C7D7C260" Questo documento č una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Windows® Internet Explorer®. ------=_NextPart_01CA888E.C7D7C260 Content-Location: file:///C:/2684C929/fofi.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
Goffredo <=
span
class=3DSpellE>Fofi, La voca=
zione
minoritaria. Intervista =
sulle
minoranze,
Laterza 2009.
Si tratta =
del
genere delle interviste, questa volta condotta da Oreste Pivetta,
e di un contenuto di alto respiro morale, senza escludere la possibilit&agr=
ave;
di leggervi una storia scritta con piglio alternativo dell’Italia del
dopoguerra. Fofi esalta l’esperienza delle
cosiddette minoranze etiche, che
costituiscono, nelle tante battute dell’intervista, l’unica for=
ma
di aggregazione sociale e intellettuale che sia riuscita a salvare le migli=
ori
attitudini dell’animo e della mente nei disastri morali seguiti
all’anno 1963, considerato la fine dell’Italia progressiva.
Naturalmen=
te
è citato in questa rubrica perché, scritto da uno che ha fatt=
o il
maestro e percorso com’è da suggestioni pedagogiche e pareneti=
che,
può concernere la scuola e la tocca in alcuni passi, fino alla
stroncatura finale della scuola attuale.
Si cominci=
a a
tergo di una stroncatura degli intellettuali italiani:
Non riesco a considerare come eccezioni probanti=
neanche
certi miei amatissimi amici o conoscenti che hanno scritto e detto cose
importantissime, ma dall’alto di una distanza dalle pratiche e dal
concetto di qualche applicazione seria delle proprie idee che sa di
viltà e non di coraggio; molto meglio, allora, i modesti professori =
che
continuano piuttosto nell’ombra a cercare di tirar su degli allievi s=
eri,
in ogni ordine di scuola. Pochi, certo, ma ce ne sono e ne conosco tanti, e
solo vorrei – è un sogno – che si collegassero di pi&ugr=
ave;
tra di loro e con persone altrettanto motivate di loro in altri settori.
Davvero
interessante l’oscillazione tra i pochi e i tanti (anche se per Fofi, tutto sommato, l’esser pochi, l’ess=
ere,
appunto, minoranza, è garanzia di moralità). In un altro pass=
o,
dove si parla del dovere di aiutare il maggior numero di persone, pur nella
impossibilità di sperare si salvare tutti, si torna ad un giudizio
simile al precedente:
Chi si assume il compito gravosissimo, di immensa
responsabilità, che è quello di educare – che vuol dire
né più né meno che aiutare gli altri a trovare se stes=
si e
a potenziare ed esprimere i propri lati migliori – non può mai
prevedere dove il seme cadrà, ed è anche questo il bello
dell’educazione: il seme su un terreno che giudichi preparato pu&ogra=
ve;
produrre erbaccia, mentre quello finito nel letamaio può produrre a
volte erbe e fiori e piante (persone !) straordinarie. (…) Chi vuole
educare deve pensare ad aiutare le persone a diventare molto più bra=
ve
di lui. E’ moltop raro che questo oggi ac=
cada,
anche se perfino nella scuola ci sono ancora persone di eccezionale rigore
morale e culturale.
Dove &egra=
ve;
quel perfino soprattutto che ci
preoccupa.
Insomma, n=
el
corso dell’intervista, si matura la convinzione che la scuola sia per=
Fofi una istituzione con tutta la connotazione negati=
va che
nel contesto della riflessione tale termine comporta. Nessuna speranza viene
infatti concepita per le istituzioni gestite dalla maggioranza. Il giudizio
storico ed etico appare definitivo.
In un para=
grafo
tutto rivolto al futuro, si ritrova un vecchio quanto profondo connubio tra
l’arte di educare e quello di costruire la città ideale. In qu=
esta
affascinante ripresa dell’ideale umanistico italiano, trova posto
l’affondo più deciso contro la pedagogia italiana contemporane=
a:
(…) ha negato la base stessa
dell’educazione, quella da cui è partita la grande pedagogia, =
due
secoli fa, da Pestalozzi in avanti, e cio&egrav=
e; il
progetto di aiutare bambini e ragazzi a cavar fuori da sé la parte
migliore, a sviluppare lapropria personalit&agr=
ave;,
a dare il meglio, rifiutando di costringerli, manipolarli, indottrinarli. P=
er
una ragione analoga nutro antipatia anche per i ministri di sinistra e di
destra, che, imponendo un modello di educazione neofordista (…), hanno
distrutto la scuola italiana. La Montessori sos=
teneva
che la pace non è qualcosa di innato, è un prodotto
dell’educazione, e così l’affermazione dei diritti umani
come dei doveri civili. I grandi riformisti, dal Settecento in avanti, ques=
ta
concezione progressiva l’hanno sempre avuta presente, legando tra
l’altro l’idea della città e dell’educazione, della
comunità e del ruolo dei singoli al suo interno. Credo che il
collegamento debba rimanere molto stretto tra urbanistica e pedagogia, tra =
la
polis e l’educazione: in entrambi i casi parliamo del futuro.
Alla fine,=
come
si diceva, la stroncatura. Si parte da una rivisitazione del federalismo
positivo e progressivo, quello di Cattaneo e di Salvemini e non certo delle
attuali depravazioni. Si passa (con una citazione da Lamberto Borghi) di una
scuola privata che nell’ottocento doveva essere scuola del popolo per i figli del popolo e che poi invece ha su=
bito
un processo di terzainternazionalizzazione
statalista.
E’ stato un bene ? E’ stato un male =
? La
questione è aperta, di certo i proletari hanno delegato allo Stato
l’educazione dei propri figli, e questo non è mai stato lo Sta=
to
del proletariato. Ma oggi che la scuola di Stato è diventato il disa=
stro
che sappiamo ormai tutti, colpita a morte dalla postmo=
dernità
(dalla quantità di “agenzie” pedagogiche che non sono la
scuola pubblica, e che educano le nuove generazioni), se tu volessi dar vit=
a a
qualcosa di tuo, magari in forma cooperativa, non riusciresti a farlo: una
quantità di leggi e regolamenti assurdi te lo impedirebbero o ti
renderebbero la vita estremamente difficile, mentre avresti tutte le
facilitazioni possibili, con fior di leggi a riguardo, se tu volessi fondare
una scuola privata di ricchi o una scuola privata di preti.
Un bisogno
abbastanza originale, quello sentito da Fofi, u=
na
critica da un punto di vista originale alla scuola pubblica. Senz’alt=
ro da
prendere in considerazione, se pur da parte di chi può avere molti
problemi a condividere quella posizione. Una posizione di fiducia in un pri=
vato
progressivo, magari cooperativo, che ricorda la fiducia nella
controinformazione dei primi anni settanta, quando si facevano nascere le p=
rime
radio private, all’inizio alternative e progressive, poi …