MIME-Version: 1.0 Content-Type: multipart/related; boundary="----=_NextPart_01CB6CD2.3FA2FFD0" Questo documento č una pagina Web in file unico, nota anche come archivio Web. La visualizzazione di questo messaggio indica che il browser o l'editor in uso non supporta gli archivi Web. Scaricare un browser che supporti gli archivi Web, come Windows® Internet Explorer®. ------=_NextPart_01CB6CD2.3FA2FFD0 Content-Location: file:///C:/C9543DE1/cantarella.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii"
Eva Cantarella, &=
#8220;Sopporta,
cuore …“ La scelt=
a di
Ulisse, Laterza, 2010
Visto che =
nella
precedente nota di questa rubrica ci è sovvenuto di pensare, per inc=
iso,
al superamento della snelliana Entdeckung des Geistes, non
capita a sproposito imbattersi in questo libretto della Cantarella,
agile di lettura e univoco nei riferimenti testuali, tutti fondati (anche
troppo) sullo spiegare Omero con Omero. Il criterio meno alessandrino ma
comunque antico del grande Bruno è presente più di quanto non
dicano i riferimenti diretti: la tesi fondamentale è la Entdeckung della
responsabilità individuale come già avvenuta o in corso di
consolidamento già alle spalle della cultura della polis; e non
può esserci responsabilità individuale senza la sostanza che
regga tale istituto morale, ancor prima che divenga parte della capacit&agr=
ave;
giuridica. L’ipotesi è dunque quella che, nonostante la confus=
ione
terminologica in effetti presente nel testo omerico nel lessico riferito al=
la
persona, si sia già affermata la sostanza dell’individuo nei
fatti. In consonanza con quanto appunto dicevasi
nella nota precedente di questa rubrica dedicata al saggio di Lloyd, si aff=
erma
di nuovo che l’uso linguistico e le sue innovazioni non sono scandite=
diacronicamente con lo stesso passo delle innovazioni=
nella
prassi.
In partico=
lare,
il processo di scoperta della responsabilità vedrebbe una tappa
essenziale proprio nella insorgenza della capacità di fermarsi sia
davanti alle reazioni istintive che a quelle determinate dalla civiltà di vergogna, cui
l’Autrice allude all’inizio del percorso. Il saggio tiene
continuamente presente anche il concetto della doppia determinazione dei
comportamenti umani, il piano autonomo e quello eteronomo consistente nelle
volontà divine. L’irresponsabilità connessa
all’eteronomia del comportamento si correda poi delle altre possibili
fonti del comportamento delittuoso o violento, il perdurare di istanze deri=
vate
dalla civiltà della vendetta, l’ebbrezza, l’amore. La
conclusione, forse debole se motivata solo sul testo omerico, conduce alla
individuazione di un uomo nuovo, rappresentato dall’Ulisse che dopo a=
ver
fatto strage dei proci e dei collusi come eroe vendicatore, dà prova=
di
qualche spiraglio di cosciente amministratore di giustizia quando riprende =
il
ruolo di re d’Itaca nel momento immediatamente successivo alla strage=
.
A parte ch=
e manca
qui una doverosa riflessione sulla reazione delle famiglie itacensi
alla strage, che avrebbe forse connotato meglio la scelta di Ulisse in mezz=
o ad
una comunità di passaggio verso una convivenza più evoluta, q=
uel
che pare azzardato è l’individuazione del passo teorico diacronicamente successivo in Gorgia
L’individuo omerico, dunque, aveva chiari i
concetti di “colpevolezza” e di “responsabilità=
221;:
certamente di questi concetti aveva una coscienza ancora essenzialmente
empirica, anche se non del tutto irriflessa, e =
una
percezione non ancora sistematizzata. La prima vera sistemazione teorica di
questo tema si trova nell’Encomio di Elena di Gorgia da Lentini, nel =
IV
secolo a.C.
saltando a=
pie’ pari almeno almeno la
testimonianza non proprio avulsa dal tema della tragedia. Lo strano è per esempio che =
non si
pensi alla più celebre pièce sulla
colpa dovuta alla semplice ignoranza quando si discute sul termine hamàrtema=
(come atto colpevole), visto che giusto Aristotele adopera l’espressione hamartía<=
/span> tis n=
ella
più celebre analisi della tragedia che si legga di quei tempi. E non
pare che voglia alludere ad una colpa come motivo assoluto di condanna, come
una adik&iacut=
e;a,
dato che la tragicità assoluta (quella sì, assoluta) dellR=
17;Oidipous tyrannos<=
/i> si
perderebbe, secondo lo Stagirita, qualora Edipo fosse, in assoluto, un
ingiusto.
Molto buon=
e le
parti del saggio in cui si ci riferisce alla volontà degli dei e al =
loro
intervento nella guerra e in generale nel destino degli uomini: il lato for=
se
più attento ai temi dell’esistenza nella miriadi di versi omer=
ici.
Azzardata =
invece
la citazione della Dialektik der Aufklärung dove la rivisitazione odissaica ed ulissiaca as=
sume un
senso non sintetizzabile forse da nessuna espressione, meno che mai la semp=
lice
brachilogia uomo nuovo.
Il nostro
libretto appare dunque divulgativamente utile, =
sociologicamente
apprezzabile, forse non filologicamente impeccabile, ma senz’altro
proponibile ogni volta che dal tema della responsabilità si vogliano
aprire discussioni non prive di basi storiche.